Capitolo 4: Relazione sociale
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ma gentile. La donna entrata in ospedale è andata direttamente davanti alla porta
dell’accettazione: “
Dov’è Edouard? Sono la mamma
”, ha chiesto sottovoce, in tono
sommesso quasi come se si vergognasse di domandare. L’infermiera l’ha accompagnata
al Foyer Bethléem dove la suora che, volendosi assicurare che fosse veramente la mamma
di Edouard, l’ha invitata a cercarlo tra i bambini. Passava da un lettino all’altro fino a che
non si è arrestata con gli occhi spalancati: “È lui!” “È lui!”. La suora che l’ha seguita, l’ha
incoraggiata a prenderlo in braccio, ad accarezzarlo, a baciarlo. E lei, prima timida, poi
facendosi coraggio, ha preso in braccio il bimbo e lo ha
coperto di baci. E intanto ha confessato candidamente:
“Il 22 dicembre 2012 ho abbandonato Edouard. Non
ci posso pensare”. Il bimbo è frastornato, non abituato
a tante moine, anche se la suora non gli ha mai fatto
mancare carezze e coccole e ora sorridendo gli dice: “È
la mamma, sei contento?”. Glielo ripete più volte “è
la mamma!”, finché il bimbo comincia a sorridere. Ha
capito! Sorride perché ha riconosciuto nella voce e nei
modi di fare della donna una corrente di vita speciale,
che si era interrotta tre anni prima e che ora come per
miracolo si riconnette e ritorna a dargli vita. Non c’è
che la mamma a farlo sorridere perché ha ritrovato in lei
sicurezza e protezione. Non aveva mai sorriso Edouard
e quel sorriso è rimasto impresso nella suora che ha
cercato di richiamarlo nominando più volte “mamma,
mamma” alle orecchie del bimbo e a quel nome
ritornava il sorriso sul volto di Edouard anche quando la mamma non c’era più. Ormai il
nome “mamma” è registrato e basta un cenno per riattaccare la corrente e riscoprire il
sorriso negli occhi di Edouard. Tanto può l’affetto, la tenerezza, il calore, la voce di una
mamma. Un sorriso breve: il 30 novembre 2015 una crisi più forte del solito ha stroncato il
cuore e il sorriso del piccolo Edouard.
Padre Crescenzo Mazzella