in sottofondo una di quelle musiche sincopate e nostalgiche. Yuli e Zurab
ondeggiano, lentamente.
L’amore è tutto ciò che in quel sottoscala non ha bisogno di spazio. E quello
che non c’entra lì, si materializza con la fantasia. Zurab forse, un giorno,
ricorderà di aver danzato in una sala da ballo grande e luminosa, insieme a
sua nonna.
Due volte a settimana Yuli esce di casa con Zurab adagiato, leggero, sulla sua
spalla. Percorre sempre la stessa strada, lentamente, prende il “mashutka”,
l’autobus affollato che li conduce al Policlinico Camilliano. Nonna Yuli porta
in braccio quel piccolo corpo con leggerezza, come se non avesse un suo
peso specifico. Due volte a settimana nonna e nipote affrontano un piccolo
viaggio di speranza, che attraversa le strade di Tbilisi.
Yuli non aveva creduto all’idea che potesse esistere davvero un luogo, dove
il piccolo “Z” avrebbe potuto fare regolarmente la fisioterapia necessaria,
gratuitamente. Sembrava un piccolo miracolo, uno di quelli a cui nonna
Yuli non aveva mai assistito. Gliene avevano parlato in un vecchio policlinico
dismesso e occupato, in cui avevano trovato rifugio in un periodo piuttosto
duro: lì le persone sfollate dalla prima guerra della Abkhazia avevano visto
Zurab, e avevano consigliato alla nonna di rivolgersi ai Camilliani, perché loro
lo avrebbero aiutato di sicuro.
Yuli adesso sorride, il suo sguardo si riempie di emozione, perché qualcuno
si prende cura di quel corpicino che va trattato come una piuma, due volte a
settimana, gratuitamente.
Gli occhi di Zurab sembrano più grandi del solito, mentre la dottoressa lo
accompagna nei suoi esercizi, quegli occhi così scuri esprimono tutta la
riconoscenza di un bambino abituato a vivere in un minuscolo sottoscala che
si trasforma, all’occorrenza, in una grande e luminosa sala da ballo.
Zurab fa riabilitazione motoria al Policlinico Camilliano
“Redemptoris Hominis” - Tbilisi
Madian Orizzonti ONLUS - Bilancio Sociale 2013
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