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Capitolo 4: Relazione sociale
Questa è la storia di una nonna, di una mamma e di una “Zeta”.
Una storia d’amore che abita in un minuscolo e pallido sottoscala, dove letti
e armadi si incastrano tra loro, battagliandosi l’ultimo centimetro libero.
Una storia che ha il sapore della speranza, a Tbilisi, capitale della Georgia.
Esistono al mondo donne che diventano nonne e mamme
contemporaneamente, donne che riescono ad avvolgere, come avessero un
mantello al posto delle braccia, un corpicino fragile come cristallo.
Nonna Yuli, a quarantadue anni, è questo che fa: protegge con il suo corpo
resistente e soffice di donna, Zurab, il piccolo nipote dagli occhi grandi e le
gambe esili, come steli di margherite.
Una sposa giovanissima, presto mamma, Yuli conosce la vita proprio quando
questa diventa la sua peggior nemica: le stringe la mano, la guarda dritto
negli occhi e impara a fronteggiarla, senza paura, la vita.
Rimasta da sola, con la piccola figlia e senza una casa, nel 1996 decide di
spostarsi verso la capitale georgiana, in cerca di fortuna.
Inizia a lavorare al mercato della frutta, riesce così a sopravvivere, a riscattare
la sua dignità di donna, a crescere la piccola “V”. “V” si sposa a sedici anni
e dopo un anno dà alla luce “Z”. “V” è poco più che una bambina quando
delle analisi mediche confermano una anomalia nella crescita del piccolo
Zurab. Crolla il mondo. Crolla la piccola “V”.
E quando il mondo intero crolla, le donne come Yuli pensano a rimetterlo
in piedi. Pezzo per pezzo. Da quel momento, infatti, nonna Yuli prende in
braccio il piccolo Zurab, lo fa diventare parte di sé, giorno per giorno, come
se lui fosse una appendice del suo corpo.
In quel seminterrato in bianco e nero, dove la luce del sole arriva di nascosto,
il piccolo e la nonna vivono con i 75 laris che ricevono come pensione di
invalidità; le loro vite, in quel sottoscala, sono perfettamente intrecciate e
occupano il giusto spazio, così che ogni cosa risulti al proprio posto: due
letti, un armadio, due piccoli tavoli, una credenza, un paio di sedie, Zurab e
Yuli. La dolcezza dei gesti scandisce le loro giornate: la colazione, le pulizie, il
pranzo con “V” che va a trovarli e le sue tenerezze per il figlio, il cibo tritato
per aiutare il piccolo, il bagno di “Z” in un tinello minuscolo con acqua
tiepida, dove lui si raggomitola geometricamente. E quella loro danza senza
musica.
Nonna Yuli fa danzare “Z” in silenzio, prima del bagno, in controluce,
immaginando forse di trovarsi in una sala da ballo grande e luminosa, con
La storia di Z