- 71 -
Capitolo 4: Relazione sociale
portato all’ospedale Foyer Saint Camille e sono venuta a trovarlo”.
Il bimbo, che continua ad essere chiamato Franco, viene seguito attentamente dal personale
di fisioterapia, e comincia a fare dei progressi: inizia a camminare, con i suoi piedini torti
trovando un suo equilibrio. Dopo il terremoto del 2010, visti i progressi, si decide di farlo
operare per la correzione dei piedi torti. Dove? In Italia o ad Haiti? Il chirurgo ortopedico
del Foyer Saint Camille, da poco assunto, si dice capace e disponibile. E come non fidarsi
di un personaggio che è stato presentato come un “luminare”? Dopo una quindicina di
giorni, dal momento che il bimbo ha le gambe come due stecchini, senza muscoli e, in
più, non riesce a reggersi in piedi neanche con le manine appoggiate alle spalliere del
letto, mi rivolgo contrariato al chirurgo che, con risposta pronta, mi dice: “il mio assistente
è responsabile, non l’ha seguito come doveva”. E già: la colpa è sempre degli altri… Lo
faccio ritornare in sala operatoria per un secondo intervento. Dopo qualche tempo il bimbo
ricomincia a camminare, ma con i piedini “torti” come prima. Nulla è cambiato.
I coniugi
Bertani
, Silvia e Giuseppe, di Tradate (Varese), che prestano servizio di
volontariato presso la Parrocchia di Mare Rouge, nord ovest del Paese, di passaggio da
noi, venuti a conoscenza del caso, si offrono di farlo operare in Italia, presso l’Ospedale dei
Bambini V. Buzzi (Milano). S’iniziano subito le pratiche necessarie sia per Franco sia per i
coniugi affidatari. L’ultimo documento, il visto per Franco d’ingresso negli Stati Uniti, arriva
il 2 settembre, giusto in tempo per partire per l’Italia il giorno seguente, 3 settembre 2012.
Ai primi di dicembre Jefferson subisce il primo intervento ad un piede e, prima di Natale, il
secondo.
A giugno 2013 ho avuto la fortuna, assieme a
Padre Gianfranco
, di vederlo camminare
coi piedini normali e, anche, di sentirlo parlare, in italiano, benché un po’ a fatica. E sì,
perché la coppia Bertani non si è accontentata di farlo operare, ma si è preoccupata e
premurata di provvedere alla correzione della bocca, a normalizzare i lineamenti del viso,
che purtroppo rimane ancora inespressivo, a inserirlo nella scuola, a farlo galoppare perché
acquisti maggiore equilibrio, ad andare in piscina per irrobustire i muscoli delle braccia e
delle gambe e, quel che conta di più, gli ha dato calore e affetto.
Grazie ai coniugi Silvia e Giuseppe, si è verificato il miracolo del bimbo Franco,
abbandonato, reintegrato, curato e salvato. Franco ha trovato in loro una mamma ed un
papà pieni di premure, di attenzione e affetto, come per i loro figli, da farlo sentire un
ometto con la sua dignità. Senza dimenticare che non gli hanno fatto mancare il contatto
con la sua vera mamma, anche se solo telefonicamente: un atto nobile e umano, di più,
una lezione di vita che fa loro onore e nello stesso tempo un gesto eloquente per far sentire
a Franco il legame con gli affetti familiari e con la sua terra di origine.
Padre Crescenzo Mazzella