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Capitolo 2: Identità
Come è comparso, da nulla, così, dal nulla, se ne è andato un bel
giorno; non è mai tornato in comunità e di lui si sono perse le tracce
lasciando un forte ricordo nei nostri cuori.
Matteo
Che dire di Matteo, giovane con problemi psichiatrici, che passava
le giornate a rovistare nei cassonetti della spazzatura perché, a suo
dire, qualcuno di non meglio definito, gli lasciava sempre qualcosa
da mangiare. Gli stessi cassonetti dai quali raccoglieva riviste
propagandistiche che poi rivendeva per pochi spiccioli. La sua casa
erano gli anfratti del monte dei Cappuccini fino a quando, nel 1982,
è arrivato da noi e da quel momento ha continuato a rovistare tra i
rifiuti non più per cercare cibo ma solo le riviste da rivendere.
A causa dei suoi problemi di salute era a volte sorridente,
servizievole, a volte ombroso, scontroso e sospettoso; quando i
fantasmi che abitavano la sua mente lo lasciavano libero era una
persona piacevole ma quando “sentiva le voci” allora subentrava in
lui la paura e tutto quello che gli capitava sotto mano, sedie, panche,
tavoli, oggetti, veniva scaraventato contro tutti e chiunque gli
capitava a tiro, un aspetto non molto piacevole. Poi si placava e tutto
tornava calmo come un mare in tempesta che, una volta passata
la burrasca, diventa calmo e placido per lambire con le sue piccole
onde la spiaggia.
Gran camminatore, percorreva la città in lungo e in largo dal
mattino alla sera e qualche volta non tornava neppure per pranzo
ma all’ora di cena era sempre presente per raccontare a tutti le sue
avventurose giornate.
Dopo diversi anni di permanenza in Via Mercanti siamo riusciti
a trovare una sistemazione più adatta alla sua patologia anche
perché mentre nei primi anni entrava ed usciva dalle strutture
psichiatriche con facilità, negli ultimi tempri aveva rifiutato del tutto
ogni tipo di cura medica.
Ora sta meglio, viene a trovarci e continua a macinare chilometri su
e giù per la città forse nella ricerca di se stesso e di qualcuno che gli
sappia sorridere.