Madian Orizzonti ONLUS - Bilancio Sociale 2017-2018 - page 7

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dalle nostre generosità stesse. Il Vangelo è un paradosso. Ci fa
scoprire qualcosa di insolito e di scioccante: colui che la società
vede come un fallito, un peso, un problema, un disturbo, alla luce
del Vangelo è da accogliere nella gratuità come un dono, una
sorgente di vita e di luce, che ci conduce verso l’essenziale, verso
la verità assoluta, verso il Vangelo e verso Gesù, perché il valore di
ogni essere umano non dipende da un calcolo economico di costo
e rendimento. Ognuno è capace di felicità, purché si metta in un
ambiente favorevole. Seguire Gesù è raggiungerlo là dove si trova,
cercarlo e accoglierlo nel debole e nel povero, vita condivisa giorno
per giorno; vita accanto a vita, povertà accanto a povertà, salute
e malattia, entusiasmo e depressione svelano il volto di Cristo
crocifisso.
Vorrei concludere con questa elegia, con le parole di S. Vincenzo
de Paoli a suor Giovanna. “Giovanna, ti accorgerai ben presto che
la carità è pesante da portare, più della pentola di minestra, più
del paniere pieno…ma conserverai sempre la tua dolcezza, il tuo
sorriso… non è tutto dare il brodo e il pane; questo anche i ricchi
possono farlo. Tu devi essere la piccola serva dei poveri, la figlia
della carità sempre sorridente e di buon umore. I poveri sono i tuoi
padroni! dei padroni terribilmente suscettibili ed esigenti, lo vedrai!
Allora più essi saranno brutti e sudici, più saranno ingiusti e rozzi,
più tu dovrai amarli. Per il tuo amore, per il tuo amore soltanto i
poveri ti perdoneranno per il pane che tu doni loro”.
“In ciò che Egli ha di più vivo e di più incarnato, Dio non è lontano da noi, fuori
dalla sfera tangibile, ma ci aspetta ad ogni istante nell’azione, nell’opera del
momento.
In qualche maniera è sulla punta della mia penna, del mio piccone, del mio pennello,
del mio ago, del mio cuore, del mio pensiero. È portando sino all’ultima perfezione
naturale il tatto, il colpo, il punto al quale mi sto dedicando che coglierò la meta
ultima cui tende il mio volere profondo”.
(Teilhard De Chardin)
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