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Madian Orizzonti Onlus - Bilancio Sociale 2017-2018
Il termine bilancio richiama immediatamente ai numeri; il bilancio
sociale ci porta a leggere prima dei numeri la vita delle persone;
si parla di numeri che diventano vita, esperienza, progetti,
prospettive perdendo di fatto l’aridità propria del calcolo di dare
e avere e aprendoci gli occhi verso realtà umane vicine e lontane,
che entrano a far parte della nostra stessa vita. A proposito di
numeri, come ogni anno, nel mese di gennaio, si è svolto a Davos il
World Economic Forum, il summit dei miliardari dal quale è emersa
l’enorme disuguaglianza tra persone povere e ricche presenti sul
nostro pianeta. Negli ultimi 10 anni di crisi globale il patrimonio dei
miliardari si è triplicato, mentre il reddito della metà più povera
del pianeta si è ridotto di un decimo. Scrive Marco Zatterin, inviato
a Davos, su La Stampa del 22 gennaio u.s. che “Il rapporto sui
poveri sempre più poveri, e i ricchi sempre più ricchi, è un urlo di
rabbia contro le diseguaglianze che crescono e giocano contro la già
precaria stabilità del genere umano. Sono cifre spaventose. Rivelano
che a metà dello scorso anno l’uno per cento dei più abbienti era
titolare del 47,4% della ricchezza aggregata della Terra. Mentre
3,8 miliardi di uomini e donne, circa metà delle genti in vita, ne
detenevano appena lo 0,4%”. Di fronte a queste cifre, e non stiamo
parlando di idee ma di numeri, diventa difficile parlare di dignità
umana, di diritti e di giustizia ma ancor più difficile è parlare di vita.
La sistematica svalutazione dell’essere umano portata avanti oggi
con le folli scelte dei governanti della terra (il problema ecologico, il
surriscaldamento del pianeta, la spazzatura, la plastica che invade
gli oceani, l’inquinamento atmosferico, l’odio seminato a piene mani
nei confronti dello straniero, del diverso, del povero, le divisioni e
le discriminazioni diventate ormai programmi politici, il disprezzo
e l’indifferenza nei confronti dei più deboli) pone forti interrogativi
sulle capacità dell’uomo di credere in se stesso e di credere
nell’umanità in quanto tale, senza distinzioni, nella consapevolezza
che esiste un’unica “razza”, quella umana che, in quanto tale, è
appunto unica e irripetibile. Viviamo un periodo storico di chiusura,
di rifiuto nei confronti dell’essere umano, si sta insinuando una
strana paura dell’altro soprattutto se povero, diverso e straniero e
questo porta ad un rifiuto senza senso, ad un arroccarsi e chiudersi
in cittadelle fortificate che stanno cambiando la nostra mente, ma
Lettera agli
stakeholder
di Padre Antonio
Menegon