Omelie

Siamo chiamati a metterci in cammino, a destarci dal torpore e dal sonno per essere vigilanti, attenti, pronti a cogliere ogni opportunità di vita e il futuro che ci apre alla speranza.

Quando le cose vanno bene è facile avere fede, credere in Dio, quando siamo confrontati dalle prove della vita ci domandiamo che cos’è la nostra fede? In che Dio crediamo?

Siamo chiamati ad affrontare il negativo che c’è nel mondo, con tutta la nostra forza e il nostro coraggio interiore a entrare dentro questo tremendo buio, al nulla, alle contraddizioni della vita, perché ogni volta che pensiamo di evitarle, ci ritornano prepotentemente davanti. Solo affrontando la negatività possiamo superarla, solo entrando nel dolore possiamo vincerlo. Siamo chiamati a sconfiggere la morte non fuggendo dalla morte, ma vivendola e attraversandola con la forza inesauribile dell’amore.

Abbiamo bisogno di fermarci, di capire chi siamo, dove stiamo andando, che sentieri la nostra vita sta prendendo, di confrontarci con chi tutti i giorni vive la sofferenza, la solitudine, la disperazione, con chi vive sulla sua pelle un’ingiustizia tremenda, si sente schiacciato e deriso in tutti i suoi diritti inalienabili e fondamentali.

Nelle letture che abbiamo ascoltato oggi, troviamo tre esempi di idoli. Nella prima lettura, tratta dal libro dell’Esodo, troviamo l’idolo della legge; nella seconda, tratta dalla lettera di Paolo ai Corinzi, quello della sapienza e nella terza, dal Vangelo di Giovanni, l’idolo del tempio.

Oggi siamo interpellati nuovamente a chiederci cos’è la coscienza, questo luogo dove prendiamo le decisioni radicali della nostra vita, il fondamento dei nostri valori, delle nostre aspirazioni, delle nostre attese, delle nostre speranze, nel quale progettiamo le nostre vite e facciamo le scelte importanti che determinano il nostro esistere nel mondo.

In Quaresima non siamo chiamati a batterci il petto, a fare penitenze inutili, ma a progettare la vita secondo il disegno di Dio. Siamo chiamati a essere segni positivi, a infondere coraggio, forza, speranza, vita, salute e, mai come in questa Quaresima, c’è bisogno di tutto ciò. Questo è il nostro compito come uomini, ma ancor più come credenti e come cristiani.

Il Vangelo è la lieta notizia che rallegra il cuore. Siamo invitati non tanto a rattristarci in questo periodo di Quaresima, ma a rinnovare l’allegria del nostro cuore, siamo invitati a una rinnovata vitalità dello spirito, a sprigionare energie positive, capaci di orientarci e di orientare coloro che incontriamo.

Come dice l’apostolo Giovanni “Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”. Quando recitiamo il credo, dovremmo aggiungere “credo nell’uomo?”, perché se non credo nell’uomo non credo neppure in Dio.

Mai come quest’anno ci siamo resi conto di quanto siamo fragili, deboli, come foglie secche, quanto una realtà invisibile come un virus, basti per cambiare completamente la nostra esistenza e l’esistenza di popoli interi.