Madian Orizzonti Onlus - Bilancio Sociale 2014 - page 90

Madian Orizzonti Onlus - Bilancio Sociale 2014
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La popolazione armena, di religione cristiana, che aveva assorbito gli ideali
dello stato di diritto di stampo occidentale, con le sue richieste di autonomia
poteva costituire un ostacolo ed opporsi al progetto governativo.
L’obiettivo degli ottomani era la cancellazione della comunità armena come
soggetto storico, culturale e soprattutto politico. Non secondaria fu la rapina
dei beni e delle terre degli armeni. Il governo e la maggior parte degli storici
turchi ancora oggi rifiutano di ammettere che nel 1915 è stato commesso un
genocidio ai danni del popolo armeno.
Il 24 aprile del 1915 tutti i notabili armeni di Costantinopoli vennero
arrestati, deportati e massacrati. A partire dal gennaio del 1915 i turchi
intrapresero un’opera di sistematica deportazione della popolazione armena
verso il deserto di Der-Es-Zor.
Il decreto provvisorio di deportazione è del maggio 1915, seguito dal
decreto di confisca dei beni, decreti mai ratificati dal parlamento. Dapprima
i maschi adulti furono chiamati a prestare servizio militare e poi passati per
le armi; poi ci fu la fase dei massacri e delle
violenze indiscriminate
sulla
popolazione civile; infine i superstiti furono costretti ad una terribile marcia
verso il deserto, nel corso della quale gli armeni furono depredati di tutti
i loro averi e moltissimi persero la vita. Quelli che giunsero al deserto non
ebbero alcuna possibilità di sopravvivere, molti furono gettati in caverne e
bruciati vivi, altri annegati nel fiume Eufrate e nel Mar Nero.
Gli Armeni furono sospettati e sorvegliati dovunque, essi subirono una vera
strage, peggiore del massacro.
Fu una strage e carneficina d’innocenti, cosa inaudita, una pagina nera,
con la violazione fragrante dei più sacrosanti diritti di umanità, di cristianità
e di nazionalità... La questione armena non è morta. Anzi, essa risorge e si
mantiene viva, perché la giustizia internazionale, anche se ritarda, ho fede
che finirà per imporsi. Spero che l’auspicato avvenimento, o presto, o tardi,
si realizzerà; e lo auguro di gran cuore; come spero e auguro che a ciò possa
contribuire principalmente l’Italia
”.
Da giugno non ho più dormito ne mangiato. Ero preso da crisi di nervi e
da nausea al tormento di dover assistere all’esecuzione di massa di quegli
innocenti ed inermi persone. Le crudeli cacce all’uomo, le centinaia di
cadaveri sulle strade, le donne ed i bambini l’anima e quasi fanno perdere la
ragione
“.
(Da una lettera di Giacomo Gorrini, Console d’Italia in Trebisonda, luglio 1915)
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