Madian Orizzonti Onlus - Bilancio Sociale 2015 - page 6

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libera dal potere e dal dominio sugli altri; e con la castità vissuta
(che è la forma più radicale di amore) ci libera dalla forma erotica
dell’amore, che è un’altra volta una forma di possesso strumentale e
violento dell’altro.
Credere e sperare – nel mondo secolarizzato – significa non lasciarsi
attanagliare dalla paura; la paura è la negazione della speranza. La
fede in Gesù Cristo ci libera soprattutto dalla paura della morte. La
paura di morire e la morte stessa vivono in simbiosi profonda con la
cultura dell’effimero e del caduco; l’effimero e il caduco non danno
sicurezza, ma soprattutto non saturano le valenze profonde cui
l’uomo aspira.
Se la vita religiosa è “il sale della terra”, i religiosi stessi devono
gettare sulla realtà uno sguardo d’amore per aiutare a rendere
vivibile ai poveri e agli ammalati una vita così faticosa: “Dio,
il Signore, ha mandato il suo Spirito su di me; egli mi ha scelto
per portare il lieto messaggio ai poveri, per curare chi ha il
cuore spezzato, per proclamare la liberazione ai deportati, la
scarcerazione ai prigionieri. (...) Mi ha mandato a confortare quelli
che soffrono, a portar loro un turbante prezioso invece di cenere,
olio profumato e non abiti da lutto, un canto di lode al posto di un
lamento: gioia a chi è afflitto” (Is. 61,1-3).
É a questo punto che la Carità, l’Agape, l’amore gratuito
non calcolato spezza per sempre le catene dell’egoismo e
dell’indifferenza: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri
amici” (Gv. 15,12-139).
La solidarietà e il servizio diventano allora la prassi dei credenti
e anche dei non credenti; siamo chiamati noi stessi a spezzare la
nostra vita per gli altri, come Cristo ha spezzato la sua vita per noi”.
Relazione della Comunità Madian di Padre Adolfo Porro - 1998
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