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Capitolo 2: Identità
“Puoi costruire
qualcosa di bello
anche con le pietre
che trovi sul tuo
cammino”.
(Johann Wolfgang
Von Goethe)
La Storia
La fondazione della casa dei religiosi camilliani di Torino risale al
20 agosto 1678
ed è dovuta all’iniziativa del Padre Domenico
Simoni, Camilliano piemontese della diocesi di Saluzzo, che
esercitava il suo ministero presso l’ospedale di Genova. La casa
venne individuata in un monastero con annessa chiesa, in una
zona centrale della città occupato in precedenza dalle monache
agostiniane del Crocifisso, trasferitesi altrove. La Chiesa,
frequentata soprattutto dalla nobiltà, fu dedicata a San Giuseppe
e tale fu anche la denominazione assunta dalla comunità torinese
– “per essere Egli protettore degli Agonizzanti a’ quali fa voto la
nostra religione di servire, e perché da ogn’uno è chiamato in
aggiunto e tenuto in grande venerazione in quel ponto estremo”.
La storia di Madian Orizzonti, invece, non può prescindere da
quella della comunità Madian, nata nel 1979, grazie all’intuizione
e all’illuminato discernimento di
Padre Crescenzo Mazzella
–
provinciale dal 1977 al 1983 - che accettò la proposta di due giovani
religiosi camilliani,
Padre Adolfo Porro
, ventottenne diacono
proveniente da Verona dove aveva terminato gli studi di Teologia,
e
Padre Antonio Menegon
, ventisettenne sacerdote che si era da
poco lasciato alle spalle un’esperienza di due anni come infermiere
presso l’ospedale Alberoni di Venezia, cui si unì nel 1989
Padre
Joaquim Paulo Cipriano
, di cominciare una nuova attività nel
centro storico della città, caratterizzato da una forte presenza di
immigrati che arrivavano dal sud Italia, di prostitute e di malati
psichici appena dismessi - in virtù della legge 180 del 1978 (legge
Basaglia) che affollavano le pensioni della zona.
Per questo motivo in questa edizione abbiamo deciso di lasciare alle
storie di alcuni ospiti che sono passati dalla comunità Madian il
compito di raccontare non solo il lavoro fatto dai religiosi camilliani
in questi quasi quarant’anni di vita ma la loro reale condivisone della
vita di tante, povere, persone.
Scriveva Padre Adolfo nelle cronache della casa nel 1980:
“Dopo un anno di lavoro, ricerca e studio sulla situazione sociale
della città di Torino, in particolare del centro storico, siamo giunti
alla determinazione di aprire una comunità di accoglienza per le
persone “senza fissa dimora”, i cosiddetti “barboni”, che per la loro