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1983 – TORINO. Casa di San Giuseppe – “Comunità Madian”
Riportiamo da “La Voce del Popolo” – settimanale della Diocesi di
Torino – un articolo che illustra l’attività della nostra casa di San
Giuseppe a favore dei “senza fissa dimora”, i cosiddetti “barboni”
A “La voce del popolo” molte volte parliamo di emarginati, drogati,
barboni, ma poche volte si spendono forze in modo positivo e
realizzante. Questo nostro giornale ha molto interesse verso questi
problemi reali della città e della diocesi. Ci permettiamo di far
conoscere una esperienza per accrescere la sensibilità di tutti a
problematiche che spesso vengono dimenticate.
La Comunità Madian ha sede in Via Mercanti 28, presso la chiesa di
San Giuseppe dei Camilliani. Nella loro casa troviamo poveri, anziani
senza casa e lavoro, alcoolizzati, emarginati: sono quelli che la gente
distratta e presa dal ritmo frenetico di Torino chiama “barboni”. Ad
animare, dare un pasto e soprattutto un letto sono due giovani e
attivi Camilliani: Padre Antonio e Padre Adolfo.
Perché Madian? “Perché, spiegano, è il luogo dove Mosè fu accolto e
ristorato dopo il viaggio nel deserto, ed è proprio lo scopo di questa
iniziativa: dare un’accoglienza pratica non solo a parole a queste
persone che vivono in quel deserto che la nostra società, arida di
valori e di attenzioni, crea. Dopo un anno e mezzo la Comunità,
nata nel novembre 1980, è riuscita a creare dall’indifferenza e
concorrenza tra questi barboni, un clima di vita insieme, basato
sull’aiuto reciproco, ance se a volte ancora non mancano i litigi.
Abbiamo scelto i più anziani perché più vulnerabili per il tipo di vita
che conducono. È questo, veramente, un problema più che politico,
umano e sociale; perciò è necessaria la collaborazione con i preti
delle parrocchie del “Centro Storico”. […]
L’esperienza può essere valutata in almeno due modi tra loro opposti
ed entrambi insufficienti. Chi è in contrasto con l’opera assistenziale
della Chiesa può dire: “Non serve a nulla; è solo una goccia in mezzo
all’oceano e poi è tempo che la Chiesa smetta di occuparsene; ci
pensino gli Enti Pubblici”. Altri potrebbero replicare: “Guarda che
testimonianza commovente! Dovrebbero fare tutti così…” e poi,
tranquilli, tornano a vivere nell’indifferenza totale a situazioni
così gravi. A noi vengono in mente le parole dei Vescovi italiani: