Madian Orizzonti ONLUS - Bilancio Sociale 2017-2018 - page 39

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Capitolo 1: Identità
la cronaca di Madian è fare la storia dei nostri amici: non si può
prescindere da loro perché sono parte viva della nostra vita, della
nostra giornata, 24 ore su 24. È dire che Severino è arrivato pieno di
cacca, con i pantaloni squarciati, con una scarpa sola e la camicia in
mano; che bisogna lavarlo, pulirlo e rivestirlo, dargli il valium e che
domani sarà come oggi. Che il “Corvo nero” (ora Corvo a quadretti
perché indossa un cappotto scozzese) bisogna farlo sedere lontano
da Giovanni perché litigano e bisogna anche dirgli che non tenga
tre giorni in tasca nel sacchetto di plastica la fettina di carne che il
macellaio gli regala, che non gliela si può far friggere e soprattutto
che non siamo a Napoli, che non è uno scugnizzo e che Rita Pavone
non l’ama più. A Sacco di Agna, che odia i comunisti e che gli hanno
bruciato la casa, bisogna ricordare che quando esce si metta un
guanto o una calza sulla mano paralizzata che gli si ghiaccia e
che non si metta la trippa cotta in tasca insieme alle cicche e la
mortadella nel fazzoletto da naso; ma soprattutto che non introduca
nascosta nel cappotto, l’inseparabile bottiglia di marsala. Bisogna
fare in modo di impedire che Vladimiro, il montenegrino, esca: ha
la gamba in cancrena, puzza da morire e bisogna medicargliela in
qualche modo. Ma lui non si preoccupa, dice che gli sono venuti già
anche i vermi e che deve camminare finché può perché prevede che
presto gliela taglieranno. Il Moro arriva sempre pieno di vino come
un otre, e ride, ride sempre con la sua corona di plastica bianca
del GAM attorcigliata al collo e una bella pisciata per terra e se la
trascina fin sulla porta del bagno, tutto su per le scale: è logico che
quando arriva in cima, nel gabinetto, non ci va più a fare niente,
così ridiscende, facendo un solenne quanto maldestro inchino al
crocifisso del pianerottolo e un sorriso a Madre Teresa appesa in
un manifesto al muro…intanto Pietro gli corre dietro con il secchio,
la segatura e la paletta per asciugare le pozzanghere perché è
sicuro che Andrea, che ha una cataratta agli occhi spessa un dito,
ci scivolerà sopra e se la prenderà con Felice che lo manderà a quel
paese nel suo colorito dialetto regionale.
Bisogna preparare un letto pulito perché a Suor Teresa gliene è
capitato uno nuovo e non sa dove sbattere la testa per farlo dormire:
è mezzo assiderato e brucia dalla febbre perché da parecchie notti
dorme fuori. Allora facciamo così: intanto mettiamo l’ex-benedettino
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