- 43 -
Capitolo 1: Identità
Pian piano la Compagnia si allargò. Camillo e i suoi presero servizio
all’Ospedale Santo Spirito, ma si misero anche a rintracciare malati e poveri
nelle borgate e nei tuguri di Roma. Quando nell’Urbe scoppiò la carestia, nel
1590, i Servi degli Infermi si prodigarono per soccorrere a ogni necessità. Il
Papa Gregorio XIV ne fu ammirato e decise di elevare la Congregazione a
Ordine dei Ministri degli Infermi
(1591). Negli ospedali di Roma era stata
introdotta una vera riforma sanitaria. Allora da varie parti d’Italia venne la
richiesta di inserire questi religiosi nei propri ospedali. In una ventina d’anni
i Ministri degli Infermi presero così servizio nelle principali città, da Napoli a
Milano, da Genova a Palermo. E c’era dell’altro. Se un esercito partiva per una
guerra Camillo mandava i suoi compagni a portare la croce rossa sui campi
di battaglia. Se in una città esplodeva un’epidemia accorreva con i suoi a
curare gli appestati. Per quarant’anni fu sua casa l’ospedale. Qui era la scuola
in cui addestrò centinaia di giovani al servizio della carità col suo esempio e
con i preziosi insegnamenti contenuti nelle sue Regole per servire con ogni
perfezione gli infermi. Un codice di assistenza sanitaria che fu applicato in
vari ospedali d’Italia. Camillo morì a Roma il 14 luglio 1614. Quando il Papa
Benedetto XIV lo proclamerà
Santo nel 1746
, affermerà solennemente che
Camillo de Lellis è stato iniziatore di “una nuova scuola di carità”.
Altri Pontefici ribadiranno questa esemplarità di Camillo nel mondo della
salute: Leone XIII lo dichiarerà Patrono degli ospedali e dei malati e Pio XI
Patrono degli Infermieri.
La spiritualità di San Camillo si racchiude in una parola:
misericordia
.
Fatto oggetto della misericordia di Dio, quest’uomo se ne fa strumento
per gli altri. E come la misericordia di Dio si rivela maggiormente con i più
deboli, i peccatori, così l’azione di Camillo si rivolge ai più bisognosi e ai più
sofferenti. Il suo unico scopo è servire Cristo crocefisso in questi poveri Cristi
che sono i malati e gli indigenti, perché essi sono “i nostri signori e padroni”
e noi vediamo in essi “la persona stessa del Signore”.
Suo modello è il buon samaritano, sua regola il discorso del giudizio finale,
suo criterio il gesto di Cristo che lava i piedi ai discepoli. Il tutto contemplato
nel Crocifisso che gli ha rivelato: “Quest’opera non è tua ma mia”.
Una spiritualità che congiunge la consacrazione dei consigli evangelici al voto
di servizio ai poveri ed ai malati anche a costo della propria vita. E poiché
l’immagine umana più alta di amore e di dedizione è quella della madre,
Camillo propone a sé stesso e ai suoi seguaci questo ideale: “servire i malati
come fa una madre amorosa con il suo unico figliolo infermo”.