Omelie

“Pace a voi”. La pace è la capacità di accogliere le promesse di vita per eliminare lo ombre di morte. Il Regno di Dio inizia con la Risurrezione ed è un Regno senza bombe, senza armi, senza esercito. Ma dov’è? Lo portiamo in noi, lo abbiamo nelle nostre mani.

Pubblichiamo, oltre al ricordo di Papa Francesco, la trascrizione dell’omelia del Venerdì Santo per una ulteriore riflessione sull’importanza di fare la verità, soprattutto in tempi di guerre dove la prima vittima è proprio la verità stessa. Una verità che Papa Francesco ha saputo testimoniare e difendere con tutta la sua vita.

Gesù è vissuto solo per gli altri ed è entrato nella morte per amore. Ha così capovolto il nulla nel tutto, la morte nella vita. “Fabula acta est” La commedia è finita: la follia dei potenti che sperperano capitali per il loro potere, che fanno guerre impossibili, dissanguando i popoli, questa è follia. La croce azzera tutto, tutto ciò che è gloria e grandezza, tutto questo è nulla. La croce, quindi, è l’unica nostra speranza. Dal fallimento la vittoria.

Se riusciamo a dare ad una creatura la fiducia nella vita, nonostante tutto, realizziamo la missione del Vangelo. Una fiducia creativa, fiducia nel futuro perché la fiducia è lo spazio in cui Dio ci attende.

L’unica legge di Dio è quella dell’amore. Gesù riceve i peccatori e mangia con loro provocando la mormorazione dei farisei. Gesù si aggira tra i peccatori e li aiuta a riprendere la loro esistenza, il loro desiderio di vita. Un Dio che fa festa con noi ci riempie il cuore di allegria e di speranza.

Siamo chiamati ad ascoltare il grido disperato dell’uomo d’oggi, il grido dei bambini innocenti uccisi dalla violenza della guerra. Dobbiamo ascoltare non il rumore delle armi, ma il grido di chi cerca la vita.

La Parola di Dio è la roccia su cui fondare la nostra vita. La preghiera è un farci docili alla Parola. Dio si manifesta non si conquista, Dio si concede non si possiede. Dobbiamo avere un’estrema umiltà di arrenderci a Dio.

La Quaresima non è un tempo di penitenze, di sacrifici, di mortificazioni che centrano l’uomo su se stesso, ma è un tempo in cui siamo chiamati al dono di noi stessi e a manifestare la nostra capacità di amare “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 12,7)

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