Omelie

Maria è stata una donna grande perché libera, autentica, vera e totalmente responsabile. Credo che Maria dovrebbe diventare l’esempio di ogni cristiano, capace di rispondere SI a Dio in piena libertà, di diventare trasparenza del progetto di Dio per l’umanità. Se questo fosse il nostro modo di essere cristiani, il mondo non sarebbe il deserto della violenza, ma il giardino della pace.

Se vogliamo proiettarci verso i cieli nuovi e terra nuova, dobbiamo iniziare oggi, qui, a costruire questa speranza, questo futuro, perché senza la profonda convinzione che, almeno in parte, i cieli nuovi e la terra nuova possono essere progetti del presente, non saranno neppure progetti del futuro. Allora, anche le nostre speranze sono destinate a naufragare.

Il nostro impegno spirituale, di credenti, non si traduce in una lotta tra le esigenze del corpo e quelle dell’anima: non è una lotta spirituale, ma tra la speranza e la disperazione del mondo. Essere credenti vuol dire essere portatori di speranza, di vita, ripeto, di diritto e di giustizia, essere capaci di difendere sempre e comunque la vita di ogni essere umano.

. La realtà che balza agli occhi è che Dio non ci domanderà nulla di religioso, se abbiamo creduto in Lui, se siamo stati obbedienti ai precetti della chiesa, se siamo andati a messa la domenica, se abbiamo fatto le sante orazioni, niente di tutto questo, ma se siamo stati capaci di riconoscerlo nel volto sofferente e sfigurato dell’uomo, se siamo stati capaci di avere una grande solidarietà con tutti coloro che sono stati messi fuori dal potere, dall’arroganza dell’uomo, dall’incapacità dell’uomo di vivere in modo pacifico e cordiale

Ognuno ha delle capacità che deve investire per trasformare il mondo. Ognuno di noi ha delle grandi ricchezze, delle grandi capacità, una profonda forza interiore, che se messa a frutto è capace di trasformare il mondo.

Per comprendere il futuro occorre un di più di sapienza umana, disponibile ad aprirsi al futuro e ad intuire il nuovo che nasce.

Celebriamo oggi la Festa di tutti i Santi e domani commemoreremo i nostri cari defunti; sono celebrazioni che nascono da un bisogno di comunione con coloro che ci hanno preceduti, che vivono nel mistero e nell’oscurità. Noi desideriamo metterci in comunione con tutte le persone che sono passate in questo mondo e che ora non sono più: lo vogliamo fare, soprattutto, con coloro con i quali abbiamo condiviso la vita, gli affetti, l’amore, i sentimenti più veri e più genuini, con le persone con le quali abbiamo progettato la nostra vita.

La nostra vita parla?

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Il tema delle letture di questa domenica ripropone un po’ quello di domenica scorsa, ed è quello dell’universalità della fede, che domenica scorsa era rappresentata dalla vigna e oggi è rappresentata dal banchetto sull’alto monte del profeta Isaia, e quello di nozze del Vangelo di Matteo.