Omelie

Oggi il rischio è di perdere la speranza, la speranza che la pace sia possibile, che l’uomo non continui a essere lupo per l’altro uomo, che non si possa costruire un altro mondo con altre logiche, prospettive, altri progetti, che non sono quelli che stiamo vivendo oggi, progetti di morte, ma un mondo che finalmente progetti la vita. Ecco le speranze universali che ci portano al Dio universale.

L’uomo dell’alleanza con Dio è colui che si mette a servizio dell’essere umano e che misura la sua fede con l’uomo che passando davanti alle nostre istituzioni religiose scuote la testa e se na va perché non sente dentro il respiro delle sue speranze.

“Non chi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre”. Dobbiamo passare dall’ortossia alla prassi. Resta più importante il retto modo di agire che il retto modo di credere. È questione di coerenza!

Dio non è un concetto, è un fatto. È sempre oltre le nostre rappresentazioni perché è con gli esclusi e con gli ultimi. Se nella nostra vita c’è posto per tutti, c’è posto anche per Dio, altrimenti quello che chiamiamo Dio è il riflesso del volto deformato dell’uomo.

Possiamo perdonare solo se ci sentiamo perdonati e oggetto di misericordia da parte di Dio. Possiamo dare grazia solo se siamo consapevoli di aver ricevuto grazia. Il perdono ci aiuta a libera chi ci ha offeso perché ritrovi la sua umanità.

Essere comunità di riconciliazione e di amore ci rende sentinelle che scrutano, gridano e annunciano la volontà di Dio assumendoci la responsabilità della sorte del mondo.

Perdere la propria vita significa assumere la vita degli altri come propria ragione di esistenza. Chi vive fedele al Vangelo viene contestato perché non si conforma alla mentalità di questo mondo, ma agisce per un bisogno assoluto di giustizia in cui trova rispecchiata la sua dignità morale.

Se seguiamo Gesù che è via, verità e vita non sbagliamo, se seguiamo altre strade è facile perdersi e smarrire anche la fede. Questo primato diventa ‘Il primato dell’amore’ e quando amiamo non sbagliamo mai.

Per acquistare questa libertà interiore, per assaporare questa bellezza dell’unità della fede dobbiamo, anche noi, camminare quarant’anni nel deserto. Ci vuole tanta pazienza, ma anche tanto coraggio e forza perché la pazienza non diventi troppo lunga e non porti a nessuna conclusione. Il seme del futuro germoglierà quando ci sarà il trapasso da una umanità tenuta compatta dall’istinto di potere a una umanità tenuta aperta dall’amore.

L’alternativa della vita passa sempre fuori dai palazzi del potere. Gesù è nato e morto fuori dalla città di Gerusalemme, dalle logiche del potere, è sempre stato un randagio, un emarginato, un viandante in cerca di vita e di speranza per tutti gli uomini. Nella vita degli ultimi, di coloro che non contano troviamo le ragioni vere e autentiche della speranza. Il Magnificat che abbiamo ascoltato rappresenta l’alternativa di Dio nei confronti dell’umanità, è la dispersione dei superbi, dei potenti, dei ricchi.