Madian - Bilancio Sociale 2016 - page 9

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Capitolo 2: Identità
profondamente turbato, in realtà il suo non è un turbamento ma
una ribellione: Gesù è indignato, sbuffa, si arrabbia di fronte alla
morte dell’amico Lazzaro perché Gesù non è venuto ad insegnarci
ad accettare la morte, ma l’amore per la vita; la morte c’è perché è
dentro il limite della nostra esistenza, ma poteva non esserci. Se noi
ci rassegniamo al dolore, alla morte, alla sofferenza, siamo già dei
cadaveri, morti dentro. Noi dobbiamo, sempre e comunque, credere
che la vita trionfa sulla morte, il bene sul male, l’amore sull’odio.
Ecco cosa siamo chiamati a credere: alla vita, perché Dio è la vita e
per questo siamo chiamati a stupirci. Ci rendiamo conto che ormai
non ci stupiamo più di niente? Abbiamo banalizzato tutto: la nascita
di un bambino, la guarigione di un uomo. Non siamo più capaci di
stupore e meraviglia, che sono le forze interiori che ci aiutano a
dare un significato profondo al nostro esistere, a credere alla vita.
Come facciamo a credere alla vita se non ci stupiamo più di nulla?
Se per noi tutto è banale, dovuto, sembra essere una cosa scontata.
Ecco perché Gesù dice a Marta: «Credi questo?» La stessa domanda
la pone a noi oggi: credi tu all’impossibile? Credi tu nell’impossibile
della risurrezione? Credi tu alla vita, alla capacità di te stesso,
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