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Madian Orizzonti ONLUS - Bilancio Sociale 2013
Il 1 ottobre del 1904 il prefetto della chiesa di San Giuseppe
provvedeva all’affitto di una nuova casa sulla collina di Torino –
villa Toia – per aprire il noviziato. L’11 ottobre la curia torinese
a nome del cardinale Richelmy Arcivescovo di Torino, dando
l’autorizzazione per l’apertura della nuova casa scrive: “ questa
curia annuisce lieta che tale famiglia religiosa sorga e prosperi
perché torna di bene alla popolazione, e anzi, riempie una lacuna
nelle opere caritatevoli cittadine, quale è quella di avere laici
istradati, di cuore e vita religiosa, per assistere ammalati che
altrimenti sarebbero abbandonati a persone che non ne curano
l’anima”.
Gli anni della prima guerra mondiale videro molti dei frati e dei
sacerdoti torinesi partire (e morire) nelle trincee o negli ospedali da
campo: infermieri prima che cappellani.
La storia tra la fine della prima guerra mondiale agli anni settanta
non registra particolari fatti, iniziative o progetti nel solco
dell’impegno nell’assistere malati e nel predicare la parola del
Signore
È con padre Crescenzo Mazzella – provinciale dal 1977 al 1983 – e
con padre Walter Dall’Osto – provinciale dal 1983 al 1989 – che il
nido costruito attorno alla Chiesa di San Giuseppe si solidifica. Prima
con la comunità Madian e poi con la onlus Madian Orizzonti.
La comunità
Madian
nasce il 9 settembre del 1979 quando due
giovani religiosi camilliani,
padre Adolfo Porro
, ventottenne
diacono proveniente da Verona dove aveva terminato gli studi
di Teologia, e
padre Antonio Menegon
, ventisettenne sacerdote
proveniente dall’ospedale Alberoni di Venezia dove aveva lavorato
per due anni come infermiere prima dell’Ordinazione sacerdotale,
arrivarono a Torino per iniziare una nuova attività con le persone
povere, anziane, disagiate del centro storico di Torino.
L’intuizione originaria di padre Adolfo Porro proveniente dalla
provincia piemontese dell’Ordine e profondo conoscitore della
situazione di degrado del centro storico fu quella di fornire
assistenza medica, sociale e spirituale agli abitanti di quella parte
della città che non era uno dei luoghi della movida ma rifugio di