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          Capitolo 2: Identità
        
        
          immigrati meridionali, di poveri e soprattutto di malati psichici
        
        
          appena dismessi - in virtù della legge 180 del 1978 (legge Basaglia)-
        
        
          dagli ospedali psichiatrici che affollavano le pensioni della zona e di
        
        
          prostitute.
        
        
          “Abbiamo chiamato Madian la nostra comunità di accoglienza
        
        
          ispirandoci alle peregrinazioni nel deserto di Mosè e del suo popolo
        
        
          dopo la schiavitù in Egitto: fu proprio nella terra di Madian che Mosè
        
        
          trovò tende ospitali; anche noi vogliamo aperta giorno e notte una
        
        
          tenda per chi è solo nel deserto di Torino.”
        
        
          (padre Adolfo Porro - padre Antonio Menegon
        
        
          Stampa Sera del 23 febbraio 1987)
        
        
          Padre Adolfo Porro coinvolse il suo confratello padre Antonio
        
        
          Menegon, già allora appassionato difensore dei poveri e degli ultimi,
        
        
          nel progetto della costruzione della comunità e, una volta condiviso
        
        
          il progetto con i superiori, vennero destinati alla Comunità di Via
        
        
          Mercanti 28. Subito dopo arrivò padre Cipriano e il nucleo della
        
        
          comunità da allora non è più cambiato.
        
        
          Il passo successivo fu quello di dare una risposta a un’altra
        
        
          emergenza della città ossia di offrire un tetto, un pasto caldo a
        
        
          quanti - in quei primi anni ottanta - non avevano altri rifugi che
        
        
          la stazione ferroviaria di Porta Nuova, quella dei pullman di Via
        
        
          Fiocchetto, le panchine o i portici della città.
        
        
          Scriveva padre Adolfo nelle cronache della casa nel 1980:
        
        
          “Dopo un anno di lavoro, ricerca e studio sulla situazione sociale
        
        
          della città di Torino, in particolare del centro storico, siamo giunti
        
        
          alla determinazione di aprire una comunità di accoglienza per le
        
        
          persone “senza fissa dimora”, i cosiddetti “barboni”, che per la loro
        
        
          precaria situazione anagrafica non hanno diritto alle prestazioni di
        
        
          servizi sociali.
        
        
          Tra questi emarginati la nostra scelta ha voluto essere una risposta
        
        
          allo specifico carisma camilliano: l’assistenza ai malati poveri, per
        
        
          questo abbiamo scelto i più anziani e ammalati, cercando di creare
        
        
          un clima di fraternità e amicizia”.
        
        
          L’accoglienza degli ospiti prevede il pasto della sera, il
        
        
          Padre Adolfo Porro,
        
        
          Padre Antonio Menegon,
        
        
          Padre Joaquim Paulo Cipriano.