Madian Orizzonti Onlus - Bilancio Sociale 2017-2018
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terreno del piccolo contadino, alla sua casa e ai suoi attrezzi a beneficio di
chi abitava l’est dell’Anatolia, contemporaneamente al massacro fisico.
È anche vero che ci sono stati musulmani di varie etnie – curdi, turchi, arabi –
che hanno cercato di mettere in salvo degli armeni, in qualche caso al prezzo
della vita. Che memoria conservano gli armeni di questo?
È una bellissima parte di questa tragica storia, ma bisogna
sottolineare che
questi giusti non sono tanti, non si deve enfatizzare al di là delle proporzioni.
Tuttavia io sto leggendo un libro in inglese,
Armenian Genocide by Ottoman
Turkey. 1915. Testimony of Survivors. Collection of Documents
, che contiene
testimonianze di sopravvissuti raccolte nel 1916, cioè a genocidio e a Prima
Guerra mondiale ancora in corso. A parlare sono armeni dell’est anatolico,
della zona di Erzurum e del lago di Van, arrivati in quella parte di Armenia
che allora apparteneva all’Impero zarista. Per decenni le loro testimonianze
sono rimaste nella lingua armena originale, recentemente sono state
tradotte in inglese. Da queste testimonianze emerge la programmazione
minuziosa dello sterminio, lo schema ripetitivo, le dinamiche ricorrenti: la
separazione degli uomini dalle donne, l’uccisione degli uomini, il ratto delle
donne più giovani e graziose, l’eliminazione delle altre attraverso le marce e
la fame, l’uccisione sistematica dei bambini, a volte in modo efferato. Con
la stessa regolarità, i sopravvissuti raccontano dell’amico curdo che li ha
nascosti, della tribù curda che non partecipava ai massacri presso la quale si
sono rifugiati, dell’amico turco che li ha protetti. Naturalmente in alcuni casi
questa salvezza è stata pagata con denaro e beni, però questi curdi e questi
turchi sapevano che il cristiano non era il loro nemico, e questi sono i giusti,
sono quelli che non guardano altrove, che non si girano dall’altra parte. E
in genere questi giusti non hanno cercato di convertire gli armeni alla loro
religione. Gli armeni di questi fatti conservano un’ottima memoria, in genere
li raccontano sempre. Se in tutto questo oceano di orrore c’è stato un gesto
positivo, in questo libro che sto leggendo lo si ritrova.
Veniamo alla questione di attualità: perché i governi turchi
continuano a rifiutare di riconoscere il genocidio? Perché ogni volta
che un parlamento nazionale vota una mozione per impegnare il
proprio governo a riconoscere il genocidio armeno, come è successo
pochi giorni fa in Italia, la Turchia protesta con veemenza?
Sono cento anni che negano, diventa un problema grosso dire oggi: «ci