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Aggiornamento da Haiti – 17/10/16

Cari Amici,

un grazie dal profondo del cuore perché, come in occasione del terremoto che ha colpito Haiti nel 2010, così anche in questa occasione dell’uragano Matthew che ha distrutto la cittadina di Jérémie, avete fatto sentire la vostra presenza, il vostro sostegno, la vostra amicizia e il vostro aiuto.
In questa settimana abbiamo ricevuto tanti generi alimentari e farmaci e già mercoledì o giovedì partirà il primo container carico di tutto quello che ci avete donato. Sarà il primo di una lunga serie; forse questa stessa settimana ne invieremo un altro. Grazie anche degli aiuti economici così importanti in questa fase di emergenza.
Ho parlato con Padre Massimo Miraglio che mi ha confermato ancora una volta la grande distruzione che ha lasciato l’uragano Matthew; uno degli aspetti preoccupanti è l’aumentare vertiginoso dei casi di colera. Ogni giorno Padre Massimo distribuisce farmaci, disinfettanti e generi alimentari alla popolazione che si reca alla missione perché sa che può trovare conforto materiale. A Port au Prince sono già arrivati due infermieri che nei prossimi giorni raggiungeranno Jérémie per il progetto “Cliniche mobili”. Padre Massimo ha già preparato l’ambulanza, selezionato i farmaci e trovato il medico che accompagnerà gli infermieri nell’entroterra montano per prestare i primi soccorsi sanitari ai paesini più lontani, difficilmente raggiungibili e quindi abbandonati. Stiamo già pensando ai progetti futuri, in particolare alla costruzione di case e di villaggi per chi ha perso tutto (come stiamo già facendo a Port au Prince), alla costruzione di pozzi per dare acqua pulita alle persone e alla ricostruzione di quanto abbattuto all’interno della nostra missione dalla forza dell’uragano.
I lavori alla costruzione del Centro Ospedaliero per la cura delle lesioni cutanee Saint Camille (CLC) proseguono nonostante tutto e speriamo che si possa ugualmente inaugurare per la fine del 2017.

L’uragano Matthew ha colpito anche il nord del Paese, dove opera Maddalena Boschetti, missionaria laica che ha lavorato con noi e continua a collaborare con la nostra Missione. Domenica 9 ottobre scorso ci ha mandato un accorato appello:

Carissimi amici, scrivo in giorni di sofferenza e di grande impegno da parte di tutti noi. Quattro giorni soltanto che il ciclone Matthew ha colpito il paese, sono 4 giorni che tempo e forze sono presi dalle sue conseguenze. Il nord-ovest del paese sembra dimenticato rispetto al sud, il più colpito, ma questa zona, la più povera e isolata del paese, non la meno popolata, ha sofferto e sta soffrendo enormemente. Le perdite di vite umane sono ridotte, ma i danni sono impressionanti in una zona dove la gente è già, nella sua normalità, sulla soglia della sopravvivenza. Ogni famiglia ha avuto danni, il paese è in ginocchio. La gente ha perso casa, campi, raccolti, bestiame. Nei prossimi tempi in questa zona rurale, in cui la gente vive di ciò che i campi producono, aspettando pioggia e sole, e temendoli, i prossimi mesi saranno ancor più estremi, marcati da fame e malattie. Anche in questa urgenza i reponsabili di Aksyon Gasmy sono stati esemplari.  Non appena il vento e la pioggia sono cessati (prima era impossibile), ognuno si è prodigato per visitare le famiglie dei bambini della propria zona. Il territorio sul quale AKG presta la propria opera è quello dell’estremo nord-ovest del paese, ha circa 200/250.000 mila abitanti su di un territorio che è equivalente a quello di una provincia media italiana. Non ci sono strade, anche quelle che collegano la zona al capoluogo Port-de-Paix, possono essere percorse normalmente solo da fuoristrada. In queste condizioni tenere i contatti e scambiare notizie è veramente complicato, durante il ciclone siamo rimasti quasi 2 giorni anche senza segnale telefonico, e quindi internet. Le visite ai bambini e alle famiglie sono quindi molto impegnative, sia come tempi che come fatica personale, essendo le case dei bambini per la maggior parte sparse sul territorio e non raggruppate nei centri abitati. Altro impegno nell’urgenza è quello di sensibilizzare i genitori e le persone tutte per prevenire problemi legati alle condizioni igieniche e alla contaminazione delle acque. Stiamo anche distribuendo le scorte di disinfettanti per potabilizzare l’acqua di cui ci eravamo forniti in precedenza ed abbigliamento. Nei prossimi giorni decideremo le priorità di intervento per aiutare le famiglie. Questo, chiaramente, dipenderà anche dai mezzi che riusciremo ad avere a disposizione.

Anche a Maddalena abbiamo inviato una consistente somma di denaro per far fronte alle esigenze che ci ha raccontato.

Vi ripropongo lo stralcio di una lettera che ho scritto nel 2010, subito dopo il terremoto:

[…] Tante persone di buona volontà hanno saputo rispondere a questo grido di aiuto e di disperazione e certamente non siamo noi che doniamo qualcosa a loro ma sono loro che ci danno l’opportunità di cambiare, di dare un senso alla nostra vita. Questa grande mobilitazione può essere un segno di speranza. Alle volte nella vita è importante sentirci un’unica famiglia umana, dove ognuno può dare il meglio di sé. Credetemi, non è solo una questione di aiuti economici, sicuramente questi sono importanti soprattutto per chi ha perso tutto; penso che la gente di Haiti abbia bisogno di sentirsi riconosciuta e amata, abbia bisogno della nostra totale partecipazione umana, quasi un’onda di rispetto, di fraternità e di amore che attraversa l’oceano per un abbraccio che li renda uno con noi. Per questo è importante tenere accesa la fiamma viva del nostro cuore perché non si spenga insieme alle telecamere e alle notizie date dai giornali. È importante pensare al dopo, per ricostruire un Paese che possa dalle macerie ritrovare compattezza, prospettive per il futuro, capacità di riscatto. Non basterà ricostruire case, scuole, ospedali e chiese, sarà molto più importante ridare forza e speranza ad un popolo stremato e svuotato dalla troppa fatica di vivere. Il nostro aiuto sarà determinante, ma ancor più questa gente dovrà ritrovare una rinnovata fiducia in se stessa e nelle sue capacità, una nuova forza interiore per riprendere il cammino della vita.

Ancora grazie. Continuiamo insieme a far fronte a questa ennesima tragedia.

Un caro saluto
Padre Antonio Menegon

Madian Orizzonti

Dal 1980 ci occupiamo dell’accoglienza e dell’accompagnamento gratuito di povera gente ammalata, secondo lo spirito del Fondatore: San Camillo De Lellis.