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Capitolo 2: Identità
I soldati che avevano sparato sembravano spossati. Molti si
asciugavano il sudore. Si dovette procedere alla constatazione della
morte, quindi spogliarlo così insanguinato e descrivere le parti
colpite. Io gli diedi l’assoluzione e feci le esequie, fu ricoperto e dopo
steso l’atto di morte ce ne ritornammo a Pieris per proseguire per
Villa Cordis ove era giunto il Reggimento. Il giorno era già alto e
quando interrogato narrai le mie impressioni parlando della piccola
Maria Anna che aveva mandato a babbo un santo ebbi un nodo alla
gola e non potei più parlare. Non mi auguro più di assistere scene
simili. Accettai di prestare ogni conforto e di predisporre l’animo di
100 giustiziati, ma non di presenziare la fucilazione questo è troppo
impressionante e violento. […].”
Con l’entrata in guerra dell’Italia furono chiamati alle armi parecchi
religiosi, Padri, chierici e fratelli Camilliani. Per la provincia
piemontese furono arruolati 23 religiosi. A differenza della altre
province non figurano cappellani militari ma solamente preti
e chierici soldati impegnati nell’assistenza ai militari infermi e
feriti negli ospedali oppure inviati a combattere. Tre i religiosi che
lasciarono la vita sul fronte: i chierici Abramo Frare (primo religioso
italiano Camilliano vittima della guerra), Filippo Manni e il fratel
Carlo Raiteri.
Abramo Frare
, appena iniziato il corso teologico, venne arruolato
nel gennaio del 1915 assegnato prima al corpo di sanità nella 7^
compagnia da Ancona poi nel 18° di Fanteria a Chieti.
Come scrive il Padre Sannazzaro “dovette partecipare anche lui
ad azioni belliche e ad assalti alla baionetta, rimanendo sgomento
per l’orrore della carneficina e la contraddizione tra la sua
consacrazione a una vita d’amore e la cruda realtà della guerra.
Scriveva al compaesano e confratello, Arcangelo Bernardi: “ai miei
piedi s’ammucchiano i cadaveri di compagni con membra fracassate,
con gli occhi stravolti, il petto aperto, il capo spezzato. Vedere o
amico, tali scene, penso che per più titoli, mi sono fratelli e hanno
diritto del mio soccorso, ma io non posso dar loro soccorso alcuno e
questo più di tutto mi addolora, essere costretto ad uccidere, quando
già mi ero messo sulla via dell’amore. Dopo essermi dedicato alla