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Capitolo 2: Identità
poveri disgraziati, ma non mi era possibile, che anch’io al par di loro
soffrivo, forse anche più di essi”.
E ancora “feci ben 40 kilometri. E dando un’occhiata al crocifisso che
portavo con me, mi uscivano le lacrime dagli occhi. Un ministro degli
infermi che va alla guerra. Lui che dovrebbe essere tutto tenerezza
per i poveri feriti va da aumentare il loro numero”.
La vita militare gli fu breve. Morì all’ospedale militare di San Giorgio
di Nogaro il 19 agosto 1917 in seguito a una grave ferita all’addome
provocata da una pallottola.
Fratel Carlo Raiteri
:
Fratel Carlin, classe 1882, entrato nell’ordine
nel 1905 aveva trascorso la maggior parte della sua vita tra villa
Lellia e la chiesa di San Giuseppe.
Arruolato nel luglio 1916 venne impiegato come infermiere negli
ospedali militari di Alessandria prima e di Savigliano poi e infine
in un ospedaletto da campo. Nell’autunno del 1918 a pochi giorni
dalla fine della guerra venne colpito dall’influenza “spagnola” (che
avrebbe mietuto nella sola Italia tra le 375 e le 600 mila vittime) e
morì 13 giorni dopo la firma dell’armistizio tra Austria e Italia.
Altri furono i religiosi Camilliani, che se pur scamparono alla morte,
dovettero subire traversie e prove.
Il chierico
Cristoforo Gastaldi
partito nel settembre 1913 per il
servizio militare, fu ferito al collo sulle pendici del Monte Cengio in
val d’Astico, fatto prigioniero degli austriaci poté fare ritorno a casa
solo nel 1919.
Il chierico
Silvio Ottaviani
caduto anch’esso prigioniero nel 1916,
riuscì a farsi affidare ai confratelli Camilliani di Vienna dove emise
la professione solenne il primo novembre del 1918.