Madian Orizzonti Onlus - Bilancio Sociale 2015 - page 114

Madian Orizzonti Onlus - Bilancio Sociale 2015
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– In quegli anni ero volontaria presso la casa Cuna – rispose Giselle Parodi-.
Mi incaricavo della formazione dei volontari. Portavo sempre a casa mia
neonati o bambini da accudire. Improvvisamente cominciai a notare che me
ne affidavano sempre di meno. Quando ne domandai la ragione, una suora, la
madre Asunción Medrano, mi disse: «Perché tu e tua madre avrete senz’altro
abbastanza lavoro con il piccolo di Silvina». Fu quando venni a sapere della
nascita del bimbo. Mi raccontò che era stata invitata all’inaugurazione del
reparto nascite del
Buen Pastor
(il carcere femminile) e venne a conoscenza
che Silvina aveva avuto un figlio maschio. Allora chiesi alla suora di portarmi
al Buen Pastor a trovare mia sorella e a cercare mio nipote. Ricordo che fu
un giorno festivo o una domenica quando ci recammo di mattina. Non vi
era quasi nessuno in strada. Una guardia chiamò una giovane suora con un
grembiule da cucina la quale ci ricevette e avvisò la madre superiore preposta.
Ricordo che entrammo nell’atrio e che le suore si allontanarono un poco da
me. Ciò nonostante riuscii ascoltare ogni parola. La madre superiora sfogliò le
pagine di un quaderno dalla copertina scura e disse: «Sì, Silvina è stata qui con
il suo bimbo, ma alcuni giorni fa fu trasferita al sud. E il bimbo non è più qui».
Tutto questo successe alla fine giugno del 1976 o ai primi di luglio. Quando
uscimmo, suor Asunción Medrano riferì il dialogo confermando tutto quanto
avevo ascoltato.
GALERE SOTTERRANEE
La famiglia di Silvina Parodi cominciò a cercarla da quello stesso pomeriggio
in cui la portarono via. Sonia Torres e suo marito Enrique Parodi ripercorsero
commissariati, ospedali, carceri e persino camere mortuarie alla ricerca di
Silvina e Daniel. Durante quel vagare, e poiché Parodi era stato aviatore,
venne a conoscenza, tramite i suoi contatti militari, che erano stati portati a
La Perla. Infatti Silvina fu vista nelle docce di quel campo di concentramento
dove una superstite giunse a dirle che «la avrebbero portata al Buen Pastor
ad avere il bambino. I genitori seguirono la traccia del suo trasferimento nel
carcere di San Martín, la
UP1
, dove «mia mamma poté lasciare degli abiti
a Silvina, giacché la nuova compagna di mio padre, Marta, riuscì, grazie a
una conoscenza, a sapere che lì era rinchiusa». Da Sonia Torres, per un certo
periodo, ritirarono abiti e prodotti igienici fino a quando smisero di farlo.
Tale rifiuto poteva significare due cose: o che l’avevano trasferita oppure
assassinata.
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