Madian Orizzonti Onlus - Bilancio Sociale 2015 - page 116

Madian Orizzonti Onlus - Bilancio Sociale 2015
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– Un giorno arriviamo e vi troviamo un lucchetto. Lavoravamo nella soffitta
della Casa Cuna poi non ce lo permisero più. In quel periodo avevamo una
compagna di nome Marta Córdoba, la quale aveva uno zio militare. Lui le
consigliò di starsene a casa in quanto noi tutte come volontarie apparivamo
sulla lista nera.
Giselle anche ricordò ai giudici che «il dottor (Fernando) Agrelo vide Silvina
ed il bambino al Buen Pastor. Lo disse a mia mamma. Agrelo era amico
di una amica di mia madre, Susana Ghitta. Ne rese testimonianza». Nella
dichiarazione, Fernando Agrelo fece anche il nome di “Suor Monserrat”, e fu
così che il pubblico ministero Facundo Trotta la citò in giudizio a dichiarare. Il
pediatra inoltre disse che, sebbene il piccolo «si trovava in perfette condizioni
di salute», la mamma «era molto provata. Fui a vederla nel carcere del Buen
Pastor su richiesta di Sonia Torres. Le avevano detto che, oltre ad essere
pediatra, i miei rapporti con le suore erano buoni». Prima di Agrelo, un altro
medico che si prese cura di Silvina, finì per perdere la vita. «Era un dottore
che si chiamava Elías» rammentò Sonia Torres. «Gli chiedemmo che la
visitasse per vedere come proseguiva la gravidanza. Sapemmo che si recò alla
UP1. Il giorno dopo, mentre il medico Elás stava operando al pronto soccorso,
entrarono dei soldati, lo ammanettarono e se lo portarono via. Il cadavere
comparve in un fossato sulla strada per Chacras de la Merced.»
Prima di concludere la sua dichiarazione,
Giselle Parodi
si girò su se stessa e
guardò gli aguzzini ancora presenti in sala. Fu in quel momento quando chiese
loro, trattenendo le lacrime, «un gesto di umanità. È da quando si portarono
via Silvina e Daniel e il loro ragazzino che li stiamo cercando. La nostra vita è
ruotata perennemente attorno a quella ricerca. Un atto di umanità: per favore
diteci dove sono i resti dei miei fratelli e nelle mani di chi avete consegnato
mio nipote! Mia madre se lo merita. Li ha cercati per più di 37 anni e noi
continueremo fino a quando non li troveremo».
Il nipote di Sonia Torres oggi deve avere 38 anni. Stando a quanto gli disse
sua nonna all’uscita del Tribunale, «finché non ricupererà la sua vera identità
sempre sarà uno schiavo della dittatura. Anche a me rubarono la mia
identità. Ho smesso di essere quella che ero per essere questa nonna sempre
alla ricerca. Adesso chiedo a mio nipote che mi rintracci, che mi si avvicini.
Ho 84 anni e il mio tempo sta per finire. Voglio che sappia tutti i giorni, a
ogni ora, che da sempre lo sto aspettando».
Traduzione a cura del Prof. Giancarlo Depetris
II
INSEGNARE AGLI IGNORANTI
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