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Madian Orizzonti Onlus - Bilancio Sociale 2015
in generale, lentamente e faticosamente si riorganizzarono.
All’incremento del numero dei seguaci di San Camillo contribuì
anche inizialmente, con il sostegno della benevolenza pontificia,
una strategia di “reclutamento” di sacerdoti provenienti dal clero
secolare o da altri ordini ottenendo licenze per accorciare il periodo
del noviziato.
Nel 1835 venne fondata la provincia piemontese dell’ordine
riunendo in provincia autonoma le quattro case di Genova, Casale
Monferrato, Tortona e Valenza. Il decollo della provincia fu
particolarmente lento e segnato da contrasti e fratture. Un aspetto
tuttavia ne accompagnò la nascita confermando la peculiarità
proprie dell’istituto camilliano, originariamente predisposto, in base
al quarto voto, a prestare opera di carità, assistenza ai malati
dovunque questi si trovino, fino a misurarsi con le situazioni difficili
e rischiose come guerre, pestilenze, epidemie. Era il caso delle
pandemie coleriche scoppiate a più riprese nel corso del XIX secolo.
Contestualmente alla nascita della provincia infatti si registrarono
nei suoi confini ripetute ondate di colera in particolare a Genova.
Il morbo rappresentava una novità per la medicina che ne ignorava i
canali di infezione e gli strumenti per farvi fronte. La prima
epidemia iniziata nel 1835 si protrasse fino al 1837 con
riacutizzazioni nel periodo estivo ed estensione in diverse aree della
penisola. I camilliani furono chiamati a prestare la loro opera a
partire dal capoluogo ligure dove i primi casi sospetti si segnalarono
alla fine del luglio 1835. La loro opera incontrerà l’ammirazione
della casa reale e in particolare del re Carlo Alberto. Similmente
nelle successive riprese del morbo del 1836 e 1837 specie in
quest’ultima più violente i Camilliani si ritrovarono ampiamente
coinvolti sia nel lazzaretto allestito nell’ospedale Pammatone sia
nelle assistenze domiciliari meritando la riconoscenza della
cittadinanza. Mentre si concludeva il processo di erezione della
provincia padre Guccione cercava di sondare la possibilità di
riottenere l’antica residenza torinese di San Giuseppe. Tra il marzo e
l’aprile 1835 attivò a Torino una rete di incontri che si rivelarono
preziosi per i futuri sviluppi. Ebbe modo soprattutto di stemperare la
posizione dell’arcivescovo Fransoni in un primo tempo piuttosto